Informazioni e riflessioni pertinenti sul problema Catalogna di chi sa, il prof. GIOVANNI CUTOLO ( Membro del CDN del Partito del Sud e Responsabile Spagna del partito)
CATALUNYA
in considerazione dello show di malinformazione per
ignoranza e/o per malafede, mi faccio reporter e racconto come la vedo :
Quello che sta succedendo rappresenta l’ennesima
prova che la memoria collettiva non è effimera come quella individuale.
C’è un arco metallico affacciato sulla
piazzetta, a fianco della Cattedrale del Mare, a sostenere una fiamma
sempiterna.
Quella fiamma serve a ricordare ai catalani che
l’11 settembre 1714 gli spagnoli li sconfissero privandoli dell’indipendenza.
Da allora ogni 11 di settembre si celebra la
“Diada”, la Festa nazionale della
Catalunya .
Da 303 anni questa festa si celebra a ricordare
la data di una sconfitta! Dove in genere la festa nazionale celebra una
vittoria.
Su quella sconfitta, dopo il 1714 gli spagnoli
legittimarono le leggi della nuova legalità che nella sostanza, pur con qualche
modifica, è ancora vigente.
Da allora i catalani si battono e si sono
battuti duramente prima, durante e dopo la Guerra Civile 1936-39.
Alla morte di Franco i catalani tentarono di
ottenere una maggiore autonomia, ma il loro problema passò in secondo
piano a fronte della necessità di ricostruire il paese democraticamente dopo 38
anni di buia dittatura.
Tutti i governi succedutisi dalle elezioni del
1978 in poi, socialisti (Gonzales, Zapatero) prima e popolari
(Aznar, Rajoi) poi, hanno eluso il problema rinviandone la soluzione con varie
scuse (la crisi dell’ETA nel paese basco, la crisi economica, ecc).
D’altro canto, i governanti della Catalunya
invece di spingere si accontentavano di mungere al meglio delle
convenienze, non escluse quelle loro personali (Jordi Pujol un
conservatore simil-democristiano che è stato capo del Governo per 23 anni, è
stato processato e condannato per aver rubato decine di centinaia di milioni di
Euro). Nei fatti si accomodarono su di una relativa autonomia.
Di qui l’alzata di scudi e l’insubordinazione
del Governo catalano attuale, composto da una larga maggioranza
indipendentista ma composita che unisce sinistra, centro e destra sotto la
bandiera indipendentista.
Nella consultazione del 2014 in un Referendum i
cui quesiti erano malformulati, metà degli aventi diritto non andò a
votare e la maggioranza dei votanti si divise tra
federalisti e indipendentisti. Io stimo che se si votasse oggi vincerebbero gli
indipendentisti in tutta la Catalunya salvo che a Barcelona. Il paese è
spaccato sull’indipendentismo e un federalismo tipo Svizzera o più blando tipo
Germania potrebbe offrire la soluzione.
Cosa succederà?
Il 1 ottobre il popolo catalano scenderà in
piazza (in effetti i più solleciti ci sono già e non solo a Barcelona) e
voterà, sia pur senza garanzie formali, in una votazione che comunque
avrà un elevato valore simbolico e politico. Dal 2 ottobre i
partiti dovranno mettersi al tavolo per cercare un accordo sul
cambio della Costituzione, cosa sulla quale si dicono tutti d’accordo salvo i
popolari (in Spagna il PP Partito Popolare è un partito di destra, in parte
fatto da nostalgici di Franco e in parte da democristiani non progressisti).
Fino ad ora il governo Rajoi ha pervicacemente difeso la bizzarra tesi che a
decidere sull’indipendenza della Catalunya debbano essere chiamati a votare gli
spagnoli tutti e non solo i catalani.
Voilà, questo è quanto e la vita continua.
Giovanni Cutolo
(Responsabile Spagna Partito del Sud e Membro del CDN)
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