Dove, come e perché…
di Andrea
Balìa
Il
terreno dove muoversi è quello del meridionalismo progressista, alla ricerca e
riproposizione degli insegnamenti di quelli che consideriamo i maestri, i
capisaldi, come Gramsci, Dorso, e il poco conosciuto e ricordato Guido Piegari
che crearono le basi del pensiero per un riscatto del Sud, mai risollevatosi
dai danni d’un’unità mal fatta, costruita peggio, e raccontata male se non
quasi totalmente occultata nei suoi tragici eventi. Non antiunitaristi, anzi
fautori dell'unità delle forze lavoratrici del Sud e del Nord, perché non è lo
spirito di unità a essere contestato, ma la maniera errata, truffaldina e
vessatoria ad essere il pomo della discordia.
Ma insegnamento dei sopracitati uomini
che non lo fecero abbandonando gli ideali di solidarietà, giustizia, equità
sociale che distinguevano il loro percorso e storia politica. Ideali del resto
connaturati nella tradizione, il pensiero, i costumi del popolo meridionale.
Furono dei precursori, figli d’una sinistra evoluta che li ha dimenticati, e a
tutt’oggi fa fatica a leggere e riproporre la questione meridionale, confondendo
le giuste rivendicazioni meridionali con nostalgie e posizioni reazionarie d’un
movimentismo un po’ cialtrone e non ben definito, più che altro ”suddista” e
che si autodefinisce impropriamente ”meridionalista”.
Pochi
ma altri maestri o figure quantomeno degne di note, a distanza di anni, hanno
gridato le ragioni del Sud. Chi con analisi stringenti e crude come l’uomo di
Siderno in Calabria, ovvero Nicola Zitara, o Gigi Di Fiore con i suoi libri di
fedele ricostruzione storica, o come Antonio Ciano con le sue ricerche costanti
negli archivi storici o gli approfondimenti di Valentino Romano e altri
scrittori utili strumentalmente alla causa.
Ma c’è bisogno di studiare, riflettere,
proporre, analizzare e far politica sul serio, contribuire a costruire un’alternativa politica di forze sane in
contrapposizione al sovranismo delle destre riciclatesi in un linguaggio
apparentemente nuovo ma tristemente antico nella sostanza. Basta con i tanti
urlatori da strapazzo, con gente che, tra la buona e/o la cattiva fede, produce
solo confusione fine a sé stessa, o con i ”nuovi” duri e puri indisponibili al
confronto e stranamente dimentichi della
priorità della parola Sud nei loro discorsi e programmi e dell’esempio del civismo
politico umano e solidale di alcuni sindaci, guarda caso proprio del Sud, come a
Napoli e Riace.
Andrea Balìa
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