Un articolo sulla situazione politica al #Sud, relativi problemi e tre proposte di “primo intervento” per iniziare a risalire la china, su Transform! Italia, nodo italiano della fondazione transform! europe. La fondazione politica del Partito della Sinistra Europea, che ringraziamo per l’ospitalità.
Sud: tanti voti per nulla
6 Giugno 2018
di Natale Cuccurese – Siamo ormai in fase di partenza del
nuovo governo gialloverde, un governo che prende il via sulla base di un
“contratto” che esprime idee e propone azioni di destra, come mai prima d’ora
nella storia della Repubblica. Un “contratto”che vede, per la prima volta dai
tempi del tentato golpe De Lorenzo, la Costituzione a rischio, visto che il
“contratto” ne viola almeno sei articoli, svuotando inoltre i poteri del
Parlamento, del Governo, del Quirinale. In più considerare che l’operazione è
condotta da un Movimento ostaggio di una società privata che suo tramite
condizionerà pesantemente vita ed azione del nascente governo, non può non far
rabbrividire ogni sincero democratico. Non c’è da stare tranquilli, anzi
bisognerà vigilare con attenzione.
In questo quadro a tinte fosche non stupiscono le dichiarazione
del lepenista padano Salvini che dichiara vantandosi: ”il contratto di governo
ha accolto il 90% delle nostre proposte”, semmai stupisce il fatto che i
pentastellati non abbiano riservato nel “contratto” al Sud ed ai loro tanti
elettori del Mezzogiorno altro che un trafiletto a “marchio Sud”. Un Sud prima
tradito con l’alleanza con la Lega, da sempre visceralmente antimeridionale,
infine totalmente dimenticato nel “contratto”.
La situazione del Mezzogiorno, che ha sostenuto con un
larghissimo voto di protesta le promesse populiste, è da affrontare a nostro
avviso con proposte concrete e non solo con promesse, tradite visto il
“contratto”.
Il Sud è infatti afflitto da bassi livelli d’investimenti e
scarsità di infrastrutture rispetto al Nord, alta disoccupazione (maggiore di
tre volte rispetto al Nord), disoccupazione giovanile al record europeo in
Calabria (58,7%), record europeo di Neet (giovani che non studiano più e non
cercano lavorano, ormai sfiduciati), povertà assoluta al 10% della popolazione
più un 40% in povertà relativa, emigrazione ai livelli record della fine ‘800
(dati OCSE), problematiche ambientali e sanitarie (Terra dei Fuochi, Taranto,
alcune zone della Basilicata, Niscemi, ecc ), evasione scolastica vicina al
20%, ben 6 punti sopra la media nazionale ed il doppio di quella europea, un
sistema universitario messo alle strette per effetto di criteri “folli” nella
ripartizione dei fondi, che premiano le Università del nord, comuni prossimi al
default grazie alle demenziali politiche del pareggio di bilancio, con
conseguenti politiche socio-sanitarie quasi azzerate e trasporti locali ai
minimi storici, un’aspettativa di vita più bassa di 5 anni rispetto al
centro-nord, natalità in forte calo causa emigrazione giovanile e si potrebbe
ancora continuare a lungo…
Un quadro apocalittico che ha provocato un voto di protesta che
ha pochi eguali nella storia unitaria e di cui non si trova traccia nel
“contratto”.
E’ evidentemente ridicolo affermare, come trafiletto Sud del
“contratto”che : “Si è deciso, contrariamente al passato, di non individuare
specifiche misure con il marchio “Mezzogiorno”, nella consapevolezza che tutte
le scelte politiche previste dal presente sono orientate dalla convinzione
verso uno sviluppo economico omogeneo per il Paese, pur tenendo conto delle
differenti esigenze territoriali con l’obiettivo di colmare il gap tra Nord e
Sud”.
Nessuna proposta giunge in merito a come colmare questo notevole
differenziale che pure viene enunciato. Il M5s ha calato la maschera e si
rivela per quello che è sempre stato: l’ennesima trasformazione gattopardesca
del grande capitale a trazione padana.
Il gioco delle tre carte portato avanti dai fascioqualunquisti
sul reddito di cittadinanza, al fine di tacitare le proteste che già si fanno
sentire da parte dagli elettori meridionali, è emblematico: spostare
l’erogazione del reddito, ridotto rispetto alle promesse, al 2020 (
saranno ancora in carica?), mentre si preparano immediatamente ad applicare la
Flat Tax, come da diktat leghista. In altre parole saranno destinati per il Sud
13 mld di reddito cittadinanza, una misura buona solo per arginare
momentaneamente il disagio di gran parte della popolazione giunto ormai a
livelli di guardia, ma nessun adeguato provvedimento strutturale per far
ripartire l’occupazione ed arginare povertà ed emigrazione. Un obolo per
evitare ribellioni. Mentre lo sviluppo “serio” si fa altrove, come accade da
sempre in questo Paese duale. Misure come la Fiat Tax aiutano infatti solo il
grande capitale padano, come aveva promesso la Lega, mentre per i cittadini del
Sud il reddito di cittadinanza sarà solo una partita di giro, visto che con il
calo di gettito previsto per l’erario mancheranno completamente i soldi (46 mld)
per lo stato sociale.
La Lega (con la complicità dei 5Stelle) raggiunge così anche il
suo obiettivo storico: eliminare il tema delle disuguaglianze territoriali
dall’agenda di governo, mentre non viene riservata nemmeno una parola e un’idea
per lo sviluppo del Mezzogiorno
La”Nuova Questione Meridionale andrebbe invece affrontata con
proposte concrete, eque e non demagogiche. Tracciamo solo tre proposte di
“primo intervento”, che possono essere immediatamente operative:
1) Interventi pubblici in deroga al pareggio di bilancio,
imposto dall’Europa a trazione tedesca. per far ripartire l’occupazione,
arginare povertà ed emigrazione.
2) Politiche di innovazione che guardino al Sud. Industria 4.0 è
una seria opportunità per le sole regioni del Centro-Nord (come sempre), ma non
c’è traccia del Mezzogiorno. Senza correzioni si corre il rischio che la
incombente rivoluzione tecnologica generi un ulteriore aumento del divario
nord-sud ed un ulteriore impoverimento del Mezzogiorno
3) Riequilibrio infrastrutturale Nord-Sud. Nel Mezzogiorno vive
il 34 % della popolazione a cui viene destinato il 20% circa di risorse,
compresi i fondi europei che hanno smesso di essere aggiuntivi. La nostra
proposta prevede la clausola 1 metro x 1 metro. In altre parole se lo Stato investe
in un metro di strada, ferrovia, aeroporto, ospedale, scuola, asilo e cosi via
al Nord, lo stesso deve fare anche al Sud, congelando così, almeno in questa
prima fase, la situazione all’attuale diversità di sviluppo infrastrutturale e
non permettendo così una ulteriore differenziazione a scapito del Sud.
In alternativa si riparta almeno dalla clausola Ciampi: 45% di
investimenti in conto capitale destinati al sud e da una seria riflessione sul
ruolo di cassa depositi e prestiti.
Affermava quasi cent’anni fa il meridionalista Guido Dorso nel
libro “La Rivoluzione Meridionale”: “ No, il Mezzogiorno non ha bisogno di
carità, ma di giustizia; non chiede aiuto, ma libertà.” Il rilancio del Paese
passa obbligatoriamente dal rilancio del Sud, non certo in contrapposizione al
nord, ma come volano economico al fine di far ripartire l’intero Paese, anche
in termini di PIL. Solo con il Sud il Paese può ripartire! L’Italia non può
pensare di definirsi un grande paese democratico europeo se continuerà a
trascurare 7 regioni del sud ed umiliare 21 milioni di cittadini. In caso
contrario l’unità stessa del Paese è a rischio. Ma forse c’è chi sta lavorando
proprio a questo.
Un paese che va rivoltato, pacificamente e democraticamente, per
affermare finalmente quegli ideali di Resistenza che reclamano a gran voce
l’applicazione della Costituzione che, ad oggi mai applicata, non avrebbe
permesso l’affermarsi in un Paese sempre più diseguale ed ingiusto di quella
deriva pericolosa, razzista, xenofa, fascista e neoliberista che sta soffocando
il paese e rendendo impossibile la vita dei cittadini.
Che il Mezzogiorno fosse da tempo una “polveriera” e che avrebbe
giustamente reagito allo stato attuale delle cose l’abbiamo sostenuto più volte
e con forza negli ultimi mesi. Peccato che a sinistra i temi Sud non siano
stati sempre messi bene a fuoco e tenuti in maggiore evidenza in campagna
elettorale, anche per non lasciare mano libera a qualunquisti e destra, così
come poi avvenuto. Bisogna concentrarsi su questo dato e da qui ripartire per
capire come, da sinistra, si può intercettare questo malcontento e questa
richiesta di maggiore attenzione ed equità che giunge forte dai territori. Così
da risolvere la Nuova Questione Meridionale, interpretata nell’ottica
meridionalista progressista e gramsciana. Lavoriamo a questo da subito con chi
a sinistra lo vuole o riesce a capire…
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