lunedì 20 novembre 2017

"Città vs Stati" di Giovanni Cutolo


Una riflessione a corollario sulle vicende catalane di Giovanni Cutolo membro del CDN del Partito del Sud e Resp.le PdelSUD Spagna.

CITTA’ vs STATI

Nel mediterraneo è nata la civiltà. La civiltà è nata nelle città. E le città sono nate molto prima degli Stati nazionali, che in effetti sono un’invenzione relativamente recente. Difatti in Europa la maggior parte degli Stati nascono nell’ottocento per ripartirsi i resti dell’Impero Romano d’Occidente, oramai ridotto a Impero Austro-Ungarico, all’interno del quale si ritrovavano l’Italia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Croazia, la Serbia, l’Albania e altro ancora. 
La storia però ci insegna che Firenze, Venezia, Napoli e Roma esistevano già molto prima dell’Italia politica; così come Atene è nata prima della Grecia e Barcellona prima della Spagna.

Dovremmo forse guardare meno all’Europa e rivolgerci di più verso il Mediterraneo. Bisognerebbe forse rottamare lo Stato-Nazione a favore delle Città-Stato. Oggi oltre il 50% della popolazione mondiale vive nelle città e si stima che nel 2030 questa percentuale arriverà al 70%. Le città del futuro, le smart-city, potrebbero forse servire meglio ai cittadini di quanto non servano la più parte delle nazioni, oramai divenute dei mostri organizzati per presiedere fondamentalmente al prelievo fiscale. (Peter Sloterdijk, La mano che prende, la mano che dà, Raffaello Cortina, 2012.)
Negli ultimi anni ho molto viaggiato in auto tra Barcelona, Nizza e Milano. Partendo da Barcelona si attraversano duecento kilometri circa di Catalogna per passare, attraverso una frontiera oramai invisibile, nella Catalogna francese; ancora poco più di cento kilometri e si arriva nella Languedoc (la lingua d’Oc, quella di tutti questi territori, diversa da quella di Huil, la lingua delle nazioni); si attraversano poi la Provenza e la Liguria per arrivare nella Lombardia e infine a Milano.
Lungo tutto questo tragitto di circa mille kilometri, questo largo territorio presenta innumerevoli affinità che uniscono - paesaggio, cucina, fisionomie, abitudini, costumi, musica e lingua – tutte cose che la storia ufficiale ha tentato di cancellare mediante l’omologazione nazionalistica. 
L’intero viaggio si svolge all’interno di uno spazio ad alta omogeneità, che ha resistito alla politica delle nazioni, adattandosi ma rimanendo nel fondo fedele a se stesso.

In tutto il Sud della Francia si parla la lingua d’Oc che è assai simile al catalano e che si ritrova a Nizza, in Liguria e ancora in alcune valli del Piemonte; la bandiera catalana a strisce gialle e rosse si ritrova costantemente fino a Nizza e in alcune località liguri; la cucina è molto simile per ingredienti e ricette. Alle spalle di Nizza, fondata dal barcellonese Conte Berenguer, si trova Barcelonnette che ricorda la Catalogna nel suo stesso nome e nei colori della sua bandiera; colori che si ritrovano negli stemmi di numerose altre località della Languedoc, della Provenza e della Liguria.
Insomma l’impressione che si ricava attraversando questi territori è che, pur cambiando tre volte di “Stato” –Spagna, Francia e ltalia – si rimanga sempre nella stessa “Regione”. E soprattutto che l’omogeneità di questa sia di gran lunga maggiore dell’omogeneità di quello. E ciò a dispetto del fatto che, politicamente e giuridicamente, la realtà degli Stati nazionali abbia sostituito, da oramai molti secoli, le originarie realtà costituite da Città e Regioni.
Giovanni Cutolo

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